Dobbiamo ammetterlo, chi si addentra nel ministero d’intercessione, scopre prima o poi che non è una semplice passeggiata. Ecco qualche difficoltà che ci può scoraggiare:
- Mentre in altri ministeri, come per esempio in quello dell’assistenza ai poveri, tu vedi il sorriso nella persona che aiuti e sei consapevole che con i vestiti che gli hai donato potrà proteggersi dal freddo, con la preghiera dobbiamo invece fare un salto nel buio, perché non capita spesso di poter costatare con i propri occhi l’effetto ottenuto.
- Spesso la persona per la quale preghiamo non sa della nostra preghiera e pertanto non ci ringrazierà.
- Bisogna poi mandare giù le osservazioni ironiche di coloro che pensano che per servire nella Chiesa bisogna rimboccarsi le maniche, perché altrimenti sei un perditempo.
- In più, capita anche che quello che tu stai chiedendo al Signore, e che a te sembra la cosa più giusta e lodevole al mondo, non avviene. Risultato: Provi la netta sensazione che le tue preghiere sono inutili perché rimaste inascoltate, dimenticando che Dio, nella sua misericordiosa lungimiranza, la sa più lunga di te.
Allora, come possiamo evitare di cadere in questi tranelli?
Immaginate che siete una mamma con un bambino in braccio sul tetto di una casa che sta andando in fiamme. Non vedete niente, perché siete avvolti dal fumo, ma da un tratto sentite la voce di vostro marito che vi chiede di non avere paura, di lanciare senza timore il bambino perché lui lo prenderà al volo fra le sue braccia. Voi cosa fate?
- E’ evidente che qui ci vuole innanzitutto FEDE. Pertanto, bisogna avere sempre presente che Dio ama la persona per la quale intercediamo con un amore paterno e non permetterà mai che si faccia del male. Anche se i nostri occhi non lo vedono, Lui è li, pronto a prenderlo. Basta fidarsi di Lui ed affidare quel suo bambino fra le sue braccia amorevoli.
- Secondo, ci vuole PERSEVERANZA. Se non siamo abituati a metterci all’ascolto, non riusciremo a riconoscere la Sua voce fra le mille altre nel momento dell’angoscia. Quando intercediamo è importante lasciare che lo Spirito Santo ispiri la nostra preghiera.
- Per ultimo, ci vuole la MEMORIA. Ricordare le tantissime volte che il Signore ha già ascoltato le nostre preghiere. Sembra ovvio, ma non è per niente scontato. Per questo mi ha commosso tantissimo quello che mi ha detto una madrina del Fuoco di Ars qualche settimana fa. La sua famiglia stava vivendo un dramma inimmaginabile, ma mentre me ne parlava mi guardò negli occhi e mi disse con convinzione e semplicità: “Io credo nella potenza della preghiera, perché l’ho toccata con mano.”
Per questo è bene che noi, che intercediamo per i sacerdoti, facciamo memoria delle persone che ci hanno preceduto in questo ministero.
Oggi, ricorre la festa di Santa Teresina. La sua ultima Comunione, prima di morire, la offrì per la salvezza di un sacerdote traviato che aveva rinnegato la sua consacrazione. E la sua preghiera non andò persa, questo sacerdote morì pentito, invocando Gesù.
Forse meno conosciuta, ma non meno eloquente, è la storia della beata Allessandrina da Costa (1904-1955).
All’età di quattordici anni, per sfuggire a una violenza, ebbe un incidente gravissimo che la condusse in pochi anni ad una paralisi completa. Non riuscì ad alzarsi più dal letto per i restanti trent’anni della sua vita. Nel 1941 Alessandrina scrisse al suo padre spirituale, P. Mariano Pinho, che Gesù le chiedeva di pregare e offrire le sue sofferenze per la salvezza di un sacerdote che rischiava di condannarsi per l’eternità. Arrivato il permesso del suo confessore, Alessandrina accettò.
Ella sentì addirittura il nome e il cognome del sacerdote. P. Pinho volle allora indagare presso il cardinale di Lisbona se in quel momento esistesse un sacerdote che gli era causa di dispiaceri. Il cardinale gli confermò con sincerità che in effetti c’era un sacerdote che gli dava molte preoccupazioni; quando gli fece il nome, era proprio lo stesso che Gesù aveva nominato ad Alessandrina.
Alcuni mesi dopo fu riferito a P. Pinho da un suo amico-sacerdote, don Davide Novais, un avvenimento particolare. Don Davide aveva appena tenuto un corso di esercizi spirituali a Fatima, ai quali aveva partecipato anche un signore riservato che era stato notato da tutti per il suo comportamento esemplare. Quell’uomo, l’ultima sera degli esercizi, aveva avuto un attacco di cuore; chiamato un sacerdote, aveva potuto confessarsi e ricevere la S. Comunione. Poco dopo era morto, riconciliato con Dio. Si scoprì che quel signore, vestito da laico, era un sacerdote ed era proprio colui per il quale Alessandrina aveva tanto lottato.1
Il Signore non chiede a tutti di offrirsi come vittime per la salvezza di un sacerdote. Santa Teresa d’Avila ci ha però insegnato che «Dio non guarda tanto alla grandezza di ciò che noi facciamo, quanto all’amore col quale lo facciamo» (Castello Interiore; 7, 4, 15) e Santa Teresina ci dimostra che è sufficiente abbandonarsi alle “piccole cose” ai “piccoli gesti” della quotidianità, sicuri che queste cose attireranno irresistibilmente il cuore di Dio.
Teniamo a mente questi pensieri la prossima volta che prendiamo in mano la sua preghierina per i sacerdoti. Ci vuole soltanto un minuto per recitarla, ma se in quel minuto noi mettiamo tutto il nostro amore, potete esserne certi che il Signore gradirà il nostro sacrificio ed effonderà la sua grazia sul sacerdote per il quale pregheremo.
Ursula Krieger
Il Fuoco di Ars
1) Fonte: http://www.clerus.org/clerus/dati/2008-01/23-13/Adorazione.pdf