Il Corpo di Cristo per la nostra salvezza

Questa volta vorrei condividere con voi una storia tratta da un bellissimo libro: “100 storie in bianco e nero” che mi ha segnalato la mia carissima amica Cathy Brenti. Si tratta di una raccolta di testimonianze inviate da sacerdoti di tutto il mondo al sito www.catholic.net nel corso dell’Anno Sacerdotale.

E’ una storia davvero ricca di spunti di riflessioni, che non solo mette in rilievo la bellezza di un ministero proteso all’accoglienza dei più deboli ed indifesi, immagine viva del Buon Pastore, ma che ci fa anche riflettere su tantissimi altri aspetti, come sulla presenza del Corpo sofferente di Cristo nell’Eucaristia o sull’immenso dono che rappresenta per noi ogni vita umana, anche quella più fragile.

Buona lettura!

IL CORPO DI CRISTO PER LA NOSTRA SALVEZZA

di André Gagnon SJ, Canada

Ero arrivato in Africa da pochi giorni. Nella parrocchia dove celebravo la Messa settimanale conobbi una coppia, e, successivamente, il loro bambino, Jean Joseph, che cambiò per sempre la mia vita. Quando li conobbi, il marito era catechista e sua moglie portava il bambino ancora in grembo: attendevano quel primo figlio con grande gioia e mille aspettative.

Un venerdì, mentre mi preparavo a celebrare la Messa, venni a sapere che la donna aveva appena partorito. Da quel giorno cominciai a celebrare ogni  settimana la Messa con Jean Joseph, i suoi genitori, e alcuni fedeli di quel quartiere africano. Fin da subito, i genitori diedero un nome a quella Messa speciale:  “l’Eucaristia del Bambino”.

Dopo un anno e mezzo, ci accorgemmo che il bambino aveva una malattia mentale: non reagiva alla voce della mamma, né riusciva a vedere il volto di suo padre. Ma, cosa ancora più triste, i suoi genitori, a poco a poco lo abbandonarono a se stesso. Era la prima volta che mi trovavo davanti ad una situazione di rifiuto da parte dei genitori. Fui molto angosciato, mi sentivo impotente.

Sicuramente, per quei due genitori, il trauma e la disperazione erano enormi, tanto da non riuscire ad accettare la disabilità del figlio. In una società dove la disabilità è considerata come una punizione divina, queste persone vengono abbandonate facilmente, vengono lasciate morire di fame e di noncuranza…

Le Bon Pasteur di Philippe de ChampaigneDavanti a quella grave ingiustizia, però, io sentivo dentro di me il dovere di essere un buon pastore. Per aiutare quei due genitori ad accettare il loro bimbo, lo prendevo in braccio ogni volta che celebravo la Messa, per presentarlo al Signore e chiedergli di aiutare i suoi genitori ad accoglierlo. In ogni celebrazione Eucaristica, assieme al pane e al vino, offrivo quel corpo ferito, consumato, impotente, affinché si convertisse nel Corpo vivo che dona la Vita.

Un mercoledì pomeriggio il bimbo si sentì molto male e fui chiamato dai genitori per celebrare la Messa.  Era davvero troppo debole e sicuramente stava per morire. Il suo corpicino, già così provato a causa della febbre e del caldo aveva perso ancora più peso. Era ormai in fin di vita.

Celebrai “l’Eucaristia del Bambino” con i suoi genitori e alcuni vicini di casa. Come d’abitudine, presi il bimbo tra le mie braccia, in quella che era la sua ultima Messa. I genitori di Jean Joseph avevano ormai accettato il loro bambino: al momento del Padre Nostro, pregarono assieme a me intensamente. Quando recitammo  “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, il bimbo aprì debolmente gli occhi, ci guardò, e li richiuse di nuovo, questa volta per raggiungere definitivamente Dio. Così Jean Joseph si era separato dai suoi genitori: durante la Celebrazione Eucaristica a cui aveva partecipato ogni settimana per 18 mesi.

Quel bimbo rappresenta il mio sacerdozio. Arrivammo in Africa nello stesso periodo, e, grazie alla sua nascita, vissi il mio sacerdozio con i poveri e per i poveri. Jean Joseph è il Corpo di Gesù sofferente: un corpo ferito di cui Dio si servì per ricordarmi che sono piccolo, debole e misero davanti alla povertà del mondo, e, allo stesso tempo, che la potenza del mistero dell’Eucaristia e il Sacerdozio possono davvero trasformare il mondo. Ancora oggi, quando celebro l’Eucaristia, vedo Jean Joseph con me, e mi lascio pervadere dalla potenza e dalla forza del Corpo di Cristo, offerto per salvare il mondo.

Tratto da: “100 storie in bianco e nero (raccontate a colori da sacerdoti)” A cura di Gabriel González. Edizioni Art, pp. 192-193.

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